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Sicurezza alimentare, la confusione dopo Mucca pazza
(Consumi & società - maggio 2003)

di Stefano Saletti

Fu l'allarme in seguito all'ennesimo scandalo alimentare, la tragica vicenda di Mucca pazza, a far maturare due anni e mezzo fa l'idea della costituzione di un'Autorità europea per la sicurezza alimentare. Contemporaneamente, ogni paese avrebbe dovuto dotarsi di una struttura nazionale che facesse da interfaccia con l'Ue: Germania, Francia, Gran Bretagnia e la maggior parte dei Quindici l'hanno fatto, l'Italia no. Impegnato a reclamare Parma come sede dell'Authority comunitaria, il nostro governo ha dimenticato di istituire l'Agenzia nazionale per la sicurezza alimentare. Così succede che le competenze su un settore vitale per la vita e la salute dei cittadini, restino disperse in troppe amministrazioni, assolutamente non comunicanti tra loro.

La situazione è paradossale. In tema di sicurezza alimentare attualmente possono pronunciarsi fino a quindici enti pubblici. Dal punto di vista scientifico: l'Istituto superiore di sanità, il Consiglio superiore di sanità e un bel numero di commissioni presso il ministero della Salute; in materia di gestione dei controlli sugli alimenti e su quello che concerne la salute dei consumatori: il ministero della Salute, il Servizio sanitario nazionale, il ministero delle Politiche agricole, il ministero per le Attività produttive; per i controlli: i carabinieri del Nas, il Comando dei carabinieri per la tutela ambientale, la Guardia di finanza, la Guardia forestale, gli ispettori del ministero delle Politiche agricole; a livello territoriale: le Regioni, le Province, i Comuni, le Asl.

Diciamo la verità, una babele, che ha il bel risultato di parcellizzare in mille rivoli anche eventuali responsabilità. Si è visto durante l'emergenza Mucca pazza, quando non si capiva più nulla, con ministri, governatori, autorità scientifiche che si rincorrevano, ora a sdrammatizzare ora a lanciare allarmi, sui teleschermi e sulle pagine di tutti i giornali nazionali.

Così mentre in Europa continua la battaglia, molto solitaria in verità, del premier Silvio Berlusconi e del ministro per le Politiche agricole Gianni Alemanno per portare a Parma la sede dell'Authority europea in contrapposizione a Helsinki e alla sede provvisoria individuata a Bruxelles, da oltre un anno sono fermi in Parlamento una serie di disegni di legge che dovrebbero far nascere l'Agenzia nazionale.

Lo stallo sarebbe dovuto a tre motivi di fondo: con il varo di un'Authority nazionale, sia il ministero per la Salute che quello per l'Agricoltura perderebbero molte delle attuali competenze, e quindi frenano; resta il nodo politico su quale delle due strutture dovrebbe "guidare" la nuova struttura; infine si aspetta la decisione sulla collocazione della sede europea - che dovrebbe arrivare a giugno al vertice europeo di Salonicco - per dare eventualmente un contentino a Parma facendola sede dell'Agenzia nazionale.

In questa fase di attesa, due notizie hanno riportato il tema al centro dell'attenzione: la prima, che il governo ha inserito nel disegno di legge di riforma del Corpo forestale dello Stato all'esame del Parlamento un articolo che, nel periodo di transizione, prevede l'insediamento presso la Presidenza del Consiglio di un ufficio di coordinamento per la sicurezza alimentare. Una proposta che non è piaciuta né ai Verdi né alla Coldiretti né alle associazioni dei consumatori. "La gravità dei problemi connessi alla sicurezza degli alimenti del nostro paese - ha detto Loredana De Petris (Verdi) - rende del tutto insufficiente la proposta di fronteggiare il caos del sistema dei controlli con un semplice ufficio di coordinamento presso la Presidenza del Consiglio. Bisogna invece istituire al più presto l'Agenzia nazionale per la sicurezza nazionale, come richiede l'Unione europea, per rispondere efficacemente alle esigenze di certezza che provengono dal mondo dei consumatori e delle imprese".

La seconda notizia riguarda invece i disegni di legge fermi in Parlamento da oltre un anno. La conferenza dei capigruppo di Montecitorio ha deciso di inserirli all'ordine del giorno della commissione Affari sociali della Camera. Significa che nei prossimi tre mesi si comincerà finalmente a discutere dell'Authoriry nazionale. Era stata la Coop, l'anno scorso a lanciare con forza il problema con una proposta elaborata dal professor Sabino Cassese. Secondo lo studioso, la nuova Autorità italiana non dovrebbe superare i trenta-cinquanta dipendenti, "dovrebbe presentare caratteristiche di indipendenza, trasparenza, riservatezza ed essere in grado di comunicare i risultati della propria attività direttamente al pubblico. Sottratta, quindi, a poteri di indirizzo e controllo, con i componenti del consiglio che dovrebbero durare in carica almeno sette anni". Cassese ha proposto, sul modello europeo, anche un Libro verde per raccogliere le opinioni di tutti i soggetti interessati ed un Libro bianco di indirizzo cui far seguire il progetto di legge.

Inoltre, secondo l'iniziativa della Coop, i consiglieri - scelti sulla base di esperienza tecnica, ricerca, insegnamento universitario - dovrebbero essere nominati in parte dai presidenti di Camera e Senato, in parte dai presidenti dei consigli regionali, coadivuati da comitati scientifici di settore. Un altro punto sul quale molto si era insistito riguardava i tempi, pena l'esclusione del nostro paese dal Forum europeo e anche dalla rete europea di controllo, a tutto vantaggio dei paesi concorrenti. "Per fare un esempio - ha detto Cassese - sarebbe come essere assenti dalla Banca centrale europea, fatte le dovute differenze. La velocità dimostrata da Francia e Germania, ed in particolare dalla Gran Bretagna, nel varare l'Autorità è legata alla vicenda di Mucca pazza, ma assume valori di marketing strategico vista la crescente richiesta di sicurezza degli alimenti che proviene dai consumatori, trend che interessa molto le industrie nazionali e multinazionali del settore".

Mentre la maggioranza con in testa il ministro Alemanno ha annunciato più volte un proprio provvedimento, mai presentato, l'opposizione si è mossa da tempo, anche se in ordine sparso. Ds e Margherita hanno presentato due distinti disegni di legge che, differenti nelle modalità, convergono sulla necessità di razionalizzare le troppe competenze esistenti sul territorio.

"Questa vicenda si trascina da troppo tempo" dice Lino Rava, capogruppo Ds in commissione Agricoltura, primo firmatario di un ddl che prevede la costituzione di un'Agenzia che riunisca al suo interno le risorse umane, tecniche, strumentali e strutturali oggi sparse nei vari segmenti dello Stato che operano nel settore della sicurezza alimentare. "Il governo finora ha bypassato il problema, dicendo che esiste già l'Istituto superiore di sanità che ha le competenze. Ma fermo restando il valore di questa struttura, essa ha dei limiti evidenti e non può racchiudere tutte quelle che sono le competenze necessarie: è inevitabilmente un interfaccia parziale. Questo non decidere ha determinato una perdita di credibilità del nostro paese a livello europeo. Ci proponiamo come sede dell'autorità europea, e poi non facciamo nemmeno quella nazionale. Adesso che sta per aprirsi il confronto parlamentare misureremo se alle affermazioni del governo corrisponderà una reale volontà politica".

"Abbiamo un doppio problema - continua Rava - da una parte mettere in rete tutte le straordinarie capacità scientifiche esistenti in Italia, anche nel lavoro di prevenzione e di gestione territoriale, dall'altro coordinare tutta la questione della repressione che vede tanti soggetti interessati, assolutamente scoordinati tra di loro. Succede che i cittadini e le imprese siano soggetti ai più innumerevoli controlli, senza un soggetto chiaro di riferimento. E con l'apertura dei mercati ai paesi meno sviluppati e a quelli dell'Est europeo, dovremo garantire sicurezza, trasparenza e qualità ai nostri cittadini. Occorre sapere se le merci che importiamo sono naturali, Ogm, di qualità, anche perché c'è il rischio che aziende occidentali vadano a speculare nei paesi del Terzo mondo e poi ci portino delle porcherie. Il nostro progetto riprende esperienze straordinarie che ci sono nel mondo, pensiamo all'agenzia americana Food and Drug administration. Questo tipo di organizzazioni semplificano la vita a tutti, danno maggiori certezze sia ai cittadini sia alle imprese che vogliono fare le cose serie, e rendono la vota più difficile ai furbi. Per questo stupisce il ritardo e l'immobilismo italiano".

Dello stesso avviso è Maurizio Fistarol, deputato della Margherita, primo firmatario di un altro disegno di legge in materia di sicurezza alimentare che però prevede la creazione di due Agenzie, tra loro indipendenti, che svolgano la prima un'attività di tipo scientifico, la seconda un'attività di controllo e gestione della sicurezza degli alimenti.

"Fermo restando che siamo aperti e pronti ad arrivare a una proposta unitaria - dice Fistarol - riteniamo che realizzare due Agenzie non sia un appesantimento, ma permetta una razionalizzazione e una distinzione dei ruoli e dei compiti. L'obiettivo primario è quello della chiarezza dell'individuazione delle competenze e delle responsabilità. Non si tratta della duplicazione di apparati, perché noi ipotizziamo per l'Agenzia scientifica una struttura di cinquanta persone al massimo, già in servizio presso il ministero della Salute, mentre per l'Agenzia di controllo abbiamo fatto una stima che se si razionalizzasse il personale dei ministeri della Salute, delle Politiche agricole, delle Attività produttive, delle Regioni, si arriverebbe a circa 4000 persone alle dipendenze della nuova struttura.

"Con la nostra proposta di legge abbiamo inteso smuovere le acque - conclude il deputato della Margherita - tutto è infatti fermo da troppo tempo, bloccato dalla partita sotterranea giocata tra diversi ministri con posizioni contrapposte. Ma adesso deve essere la Presidenza del Consiglio ad assumere una decisione nell'interesse del paese: quello della sicurezza alimentare è un tema che merita l'impegno in prima persona del premier. Anche perché la candidatura di Parma rischia di essere gravemente danneggiata dall'indecisione del nostro governo".

Mentre la politica discute, continuano i controlli e la continua scoperta di tante, troppe truffe. L'anno scorso, su circa 50 mila ispezioni dei Nas, è stata riscontrata un'infrazione ogni tre ispezioni, più di duemila al mese, poco più di cento al giorno. Tra i settori con più frodi, compare al primo posto quello delle carni, seguito dai farinacei, dal latte, dai vini e gli alcolici e per finire quelli degli zuccheri e delle acque presunte minerali. Olio alterato, pollo alla diossina, gamberetti al cloroamfenicolo, carni agli ormoni, pesci al mercurio, mascarpone al botulino, vino al metanolo, oltre naturalmente alla Bse, sono soltanto alcuni degli scandali alimentari venuti a galla negli ultimi quindici anni in Europa e in Italia. Se tutti sono pronti a giurare che la filiera italiana "è tra le più sicure al mondo", resta il dubbio che qualche smagliatura qua e là possa sempre esistere. E se si pensa che anche la ditta che ha vinto l'appalto al Senato qualche scheletruccio - avariato - nell'armadio ce l'aveva, bè dateci in fretta un'Authority con cui prendersela.

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