RECENSIONI "10"

 

TIME OUT
Claudia Marsili

Gruppo di punta del nuovo folk italiano, i Novalia sono arrivati a dieci anni di attività con un carico di belle canzoni, e la soddisfazione di esser riusciti a far gradire a grandi e piccini canti liturgici, miti, nenie e filastrocche popolari italiane, filtrate attraverso un sentire antico ma cosmopolita, e amplificato da un idioma musicale colorato da accenti africani, bretoni o medievali. La voce di Raffaello Simeoni, calda e coinvolgente, soffia "lu focu" su ogni testo, spesso vernacolare, facendolo vibrare e rivivere di musica propria. Insieme a compagni di viaggio di tutto rispetto, hanno attirato l'attenzione di Alexander Balanescu, loro ospite nell'album Canti e Briganti del '97. Questo nuovo album live restituisce tutta l'energia che ha assicurato al gruppo un seguito fedele e in costante crescita.



QUOTIDIANO NET
(Giorno-Nazione-Resto del Carlino)

Michele Manzotti

Dalla dimensione dello studio, solitamente molto raffinata e curata nei minimi dettagli, a quella dal vivo, dove entrano in gioco altri elementi come il cuore e l'energia. Questa l'intenzione di base del nuovo lavoro dei Novalia, "10", uscito per la Cni.
E' il numero che indica gli anni di attività del gruppo che ha come anima il lavoro di Raffaello Simeoni e Stefano Saletti, ma che si compone di eccellenti strumentisti come Giovanni Lo Cascio (di cui è recentemente uscito "Boom Boom Language" insieme ad Arnaldo Vacca sempre per la Cni), Alessandro Strinati e Michele Frontino, mentre Fabiana Manuelli è inserita a pieno titolo nel gruppo pur esclusivamente curando i suoni.
Una decisione sicuramente coraggiosa dato che il Cd è uscito a breve distanza da "Arkeo", il lavoro forse più convincente del gruppo che canta abitualmente nel dialetto della Sabina.
Forse proprio ascoltando questo album dal vivo, con l'uso del bouzouki e di altri strumenti del bacino del Mediterraneo, si capisce il successo che i Novalia hanno all'estero, in particolar modo in Grecia, dove sono delle vere e proprie star accolte con tutti gli onori.
Ma se anche in Italia esiste uno zoccolo duro di estimatori una ragione c'è, ed è quella di una capacità creativa di alto livello per i gruppi che fanno musica di frontiera. Inoltre in "10" ritroviamo l'accuratezza dell'atmosfera dello studio ma anche l'energia di un gruppo rock. E fra le dodici tracce ci sono almeno tre brani da ricordare come l'iniziale 'Stella Splendens', 'Karalarasi', e in particolar modo 'Les enfants de Giza', una struggente ballata ispirata al pellegrinaggio medievale al monte Serrato.



KATAWEB
Alba Solaro

Dieci anni in una notte, tante strade e tanti palcoscenici, bruciati e consumati nel "breve" volgere di un disco, quasi settanta minuti di musica per raccontare un lungo peregrinare sui sentieri della musica popolare. Non bollate i Novalia come un gruppo "etnico", come se questo bastasse a dire tutto: la band reatina, guidata da Raffaello Simeoni (voce, organetto, launeddas) e Stefano Saletti (chitarre, bouzouki e campionatori), attinge all'immenso serbatoio di tutto ciò che è "etnico" (arabo, balcanico, mediterraneo...) per prendere suoni, colori, tutto ciò che colpisce la loro curiosità e la loro immaginazione, un ritmo denso, una melodia insinuante, il curioso e fascinoso combinarsi di una tastiera elettronica e di uno "small pipe".
Hanno una storia ricca alle spalle, fatta di tournée in Russia, quando ancora esisteva l'Unione Sovietica, e di concerti in Vaticano, come quello tenuto di recente alla Sala Nervi per il Giubileo dell'Agricoltura (in diretta Rai). Fatta di dischi e soprattutto di musica dal vivo: 10 raccoglie quanto seminato in tutti questi anni. Canzoni con qualcosa da dire (Les Enfants de Giza, Ebla, Canti e briganti) e un innegabile calore. Il modo migliore di fare la loro conoscenza, e per chi ha già i loro dischi, due inediti in regalo: Rama 'e rosa, con cui nel '95 i Novalia hanno vinto al Premio Recanati, e Lu figliu pazzu, prima canzone in dialetto che la band abbia inserito nel proprio repertorio.



MAX
Massimo Cotto

Dieci anni in una notte, 12 brani in un CD che raggruma il sangue sonoro dei giovani esploratori, archeologi bizzarri che riportano alla luce l'antica lingua del Sabir e le nenie etniche per connetterle ai ritmi moderni di dub e trip-hop, trance and jungle. Tra canti e briganti e les enfants de Giza, è un wonderful world".



MUSICA-REPUBBLICA
Felice Liperi

"E' curioso che sia la caparbietà, o come preferiscono dire i Novalia, la tigna, il sentimento che caratterizza i dieci anni di attività (da cui anche il titolo del cd) del gruppo reatino, dovrebbe essere infatti normale produrre musica soprattutto per una formazione che ha mantenuto una sua linea coerente fin dalla sua fondazione. In realtà è il destino dei gruppi impegnati nel "folk revival" dover essere sottoposti a difficoltà di ogni genere: di promozione, di distribuzione, di visibilità. Invece, con tigna i Novalia ci offrono questo omaggio come una sorta di greatest hits registrato dal vivo perché ci riporta tutti i momenti forti della loro carriera, compresi Rama 'e rosa, con cui furono fra i finalisti del Premio Recanati del '95, e Lu figliu pazzu, brano simbolo di quella svolta "dialettale" che li ha portati in giro per l'Italia e il Mediterraneo".



ROCKSTAR
Gianni Nicola Caracoglia

I Novalia arrivano al primo live della loro storia a dieci anni dagli esordi e lo fanno ancora grazie alla piccola Real World di casa nostra, la Compagnia Nuove Indye. Dieci anni durante I quali il gruppo reatino ha portato sul palco l'energia di chi le radici popolari le ha studiate a lungo prima di permettersi di trasformarle in canzoni d'autore. Come fu già per Arkeo, disco in studio dello scorso anno, l'intento è di traghettare verso il futuro l'archeologia sonora del centro Italia, isola mediterranea. Dal vivo l'approccio è ancora più marcatamente folk rock rispetto ai lavori da studio: la tradizione riaffiora nella giusta sovrapposizione di suoni etnici europei alla voce di Raffaello Simeoni, "vecchia" nella sua filologica ispirazione melodica mentre il contemporaneo esplode negli arrangiamenti elettrici ed elettronici".



JAM
Roberto Caselli

10 è un numero tondo tondo che per i Novalia significa il tempo passato insieme a suonare in infinite feste popolari con l'intento di sottolineare quanto la tradizione conti ancora nella storia di ciascuno di noi. Con due inediti Rama e rosa, con cui vinsero nel '95 il festival della canzone d'autore a Recanati, e Lu figliu pazzu, il primo brano cantato dal gruppo in dialetto, che si sommano ad altri dieci pezzi del loro repertorio più noto, i Novalia mettono a punto questo live registrato durante i concerti della loro ultima tournèe estiva. Tra le cose più belle Ebla, Zighela e Canti e briganti, pezzi storici in cui il gruppo reatino appare particolarmente ispirato. In spolvero i consueti strumenti tradizionali acustici che provengono oltre che a casa nostra, anche da Bretagna e Irlanda.



ROCKIT
Carlo Porcaro

I Novalia, gruppo etnico sconosciuto ai più, suonano invece da ben dieci anni ed hanno raccolto le loro performance dal vivo in un album che significativamente si intitola "10". Dieci anni tra i palchi, tra la gente, tra le vibrazioni che essi stessi comunicano: il sottoscritto scopre con ritardo questo gruppo targato CNI ed è, quindi, doppiamente felice di essersi accostato al mondo dei Novalia.
Un mondo fatto di musica "gentile" e "passionale" allo stesso tempo: i dodici brani presenti nel disco sono i loro classici come "Ebla", "Zighela", "Canti e briganti" con l'aggiunta di due inediti "Rama 'e rosa" (con cui vinsero nel '95 il Festival della canzone d'autore di Recanati) e "Lu figliu pazzu" (primo brano in dialetto reatino inciso dal gruppo). Da precisare che la musica dei Novalia rimanda molto alle canzoni popolari di fine anni '70, prodotte da quelle band romane e napoletane che rivitalizzarono la loro tradizione musicale (Musicanova, Nuova Compagnia di Canto Popolare). Al di là di questo, in "10" c'è un folk rilassante e ben suonato ed una complessiva atmosfera di dolce malinconia, di sofferenza da cui affrancarsi, di vita e morte.
I Novalia fanno musica etnica insomma, ma conta poco l'etichetta, serve solo agli ascoltatori che sono "sommersi" dalle nuove uscite discografiche. Quindi aprite il vostro cuore, la vostra mente, le sonorità dei Novalia vi "catturano" anche se siete restii. Si insinuano tra la pelle e vi conducono in mondi lontani.



FOLK TALES (*)
Brendan Foreman

Novalia is by now a band of Italian folk rock veterans, having formed some 16 years ago and producing their own version of pop music based solidly within Mediterranean traditions. In fact, 10 was recorded live in 1995 as a celebration of their 10-year anniversary. Why it took so long for it to be published is a bit of a mystery, but nevertheless this is a CD well worth hunting down. At the very least, it seems that this CD was recorded before the lure of the synthesizer and bass-and-drum transformed Novalia's basic sound, as evidenced by Gary Whitehouse's review of their 1999 release Arkeo.
The music of 10 exemplifies some of the best work that can come out of combining traditional European music with modern popular music idioms. Fronted by the emotive singing of Raffaello Simeoni, the members of Novalia -- Stefano Saletti, Alessandro Strinati, Michele Frontino, Giovanni Lo Cascio, and Fabiana Manuelli -- play a variety of traditional acoustic instruments (pipes, whistles, bouzoukis, darboukas, etc.) and electric modern instruments (electric bass and guitars, et al.) The result isn't so much the hard-rocking folk rock that Americans and Brits are used to, from such folks as Fairport Convention and Boiled in Lead, but rather a fertive, very emotional folk pop.
Novalia apparently started out just updating the music of its native northern Italian region. But, judging from the range of sounds here, it is evident that they soon moved outside of such constricting borders. "La banda viola" has a North African melody that is given an eerie boost by electric guitar and accordion. "Animalanima" has a very seductive Near Eastern rhythm, that could give 3 Mustaphas 3 a run for its money, whereas the beautiful melody of "Ebla" has a soft Iberian feel to it and "Zighela" has a definite Afro-pop sound. The melancholy "Les enfants de Giza" sounds almost Celtic.
Other tracks of course feel quite Italian, such as the fervent "Lu figliu pazzu" and the seductive "Karalarasi (Mediterraneo)." Nevertheless there is a surprising and quite satisfying range of music here. The correct recipe of combining the traditional with popular tastes can be a very tricky formula to find. Novalia shows here that it's certainly not impossible.

"The Green Man Review: Roots & Branches of Music and Literature" - formerly known as "Folk Tales"



CUPA CUPA

Si intitola "10" il nuovo lavoro discografico dei Novalia (CNI records), che ripercorre dieci anni di intensa attività dal vivo e, soprattutto, riproduce quel clima di festa popolare - concentrato di energia, carica, sudore - che caratterizza i loro concerti. "Voi suonate col cuore, ci mettete la tigna", dice spesso il pubblico alla fine dei concerti, quando si avvicina dietro il palco per saperne di più su quello strumento, su come rintracciare i CD, su come poterli riascoltare. Eccoli, allora, dieci anni di tigna, su tanti palchi, non soltanto italiani. Ecco la scommessa di portare in tour la musica popolare e di riuscire a comunicare, coinvolgere, far volare la mente e il corpo. All'interno anche due brani inediti: "Rama 'e rosa" (con cui nel '95 vinsero il Festival della canzone d'autore di Recanati) e "Lu figliu pazzu" (il primo brano in dialetto del gruppo). Insieme a questi, "Ebla", "Zighela", "Les enfants de Giza", "Amans amantis", "La banda viola", "Canti e briganti", "Stella splendens". tutti riproposti e riarrangiati in versioni molto particolari. Dodici brani di grosso impatto espressivo eseguiti dal vivo durante la recente tournée estiva. Dodici brani che sono una summa del lavoro fatto negli anni Novanta dalla formazione reatina, che in questo decennio si è caratterizzata come uno dei gruppi più originali del panorama etnico e world. "Come ogni live qualcosa è stato rivisto in studio, si è corretto un solo, si è ricantata una strofa, ma resta il calore dell'attimo di tensione catturato sul nastro. E la felicità di poterlo riascoltare".






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