RECENSIONI "ARKEO" | |
L'UNITA' Alba Solaro "Un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso il Mediterraneo, grande culla di tradizioni e suoni, e attraverso epoche, dal Rinascimento al futuro, dalle villanelle popolari al ritmo della jungle, dalle melodie balcaniche all'estasi del trip-hop, nel disco di questa band di Rieti, che ama considerare il proprio lavoro una sorta di archeologia sonora. ....hanno affinato la loro ricerca fino a giungere ad un risultato di fascinosa contaminazione...". ROOTSWORLD Lee Blackstone What is memory? The modern world tends to treat memory as truth, but memory is rarely faultless. Memory is a creative process that embellishes the past, or conveniently edits it. The brilliant Italian roots band Novalia understands memory, and they state that their musical philosophy is akin to archeology; they unearth ancient melodies and affix them to contemporary technology. Arkeo is a major achievement in the new Neapolitan movement. In re-collecting the past, Novalia offer a vision of the future. Arkeo is an album so seductive and beautifully produced that you may believe you're undergoing a fever dream. With songs averaging six minutes, Novalia construct languid soundscapes where disparate musical styles collide in surprising fashion. The heartbreaking traditional ballad of betrayal "La Ballata della Cecilia" floats in on gorgeous guitar and vocal harmonizing before erupting into deep percussive drum 'n' bass. Novalia's groundbreaking vision deftly situates bouzouki, bagpipes, Arabian instruments and samplers amongst trip-hop and thunderous funk rhythms. While the upbeat songs on Arkeo implore you to dance, Novalia shine brightest in their quieter moments. Even on slow songs such as "Les Enfants de Giza", the groove is hypnotic, and weaving accordion lines are utilized to great effect. The closing masterpiece "Cantigas", based on a 13th century introspective Spanish song, embeds choirs distantly into the mix while woodwinds, electric feedback, and percussion meld into an aural portrait of longing and solitude. Arkeo is a career-defining album that may prove to be as timeless as the Mediterranean influences that Novalia enhances. TIME OUT Alfredo Saitto "Hanno realizzato un Cd eccezionale degno dell'interesse nel circuito internazionale dell'etnomusica...." ROCKSTAR Gianni Nicola Caracoglia "Arkeo" supera i confini stilistici più regionali dei dischi precedenti abbracciando il Mediterraneo, innanzitutto, ma anche nord Africa e Medio Oriente in un gioco ad incastro tra stili di epoche diverse. Ecco che il drum'n'bass dà un ritmo a saltare all'estasi mediterranea di "Kalaralasi", il dub e la jungle attualizzano gli antichi stornelli primaverili di "Cantamaggio" mentre la lentezza del trip hop enfatizza i canti di pellegrinaggio del XIV secolo di "Les Enfants De Giza". E in questo viaggio tra le melodie del mondo, i Novalia non potevano non dedicare una canzone ("Perzu Pe 'Na Creuza De Ma") a Fabrizio De Andrè, padre ispiratore di tutta la ricerca che si fa in Italia di nuovi suoni etnici e popolari". SMAGLIATURE Massimiliano Michetti Arkeo, archeologia. Attraverso la più romantica delle scienze i Novalia continuano la loro ricerca sul nostro passato remoto musicale. Un frammento, poche note, per far rivivere con strumenti nuovi, ciò che i nostri avi, non solo italiani, ascoltavano attraverso i liuti o i pifferi di chissà quale cantastorie. I Novalia dall'Alto Lazio riprendono la tradizione musicale europea e dall'ardita fusione di cantigas e villanelle con jungle e dub, realizzano un affascinante miscuglio di passato e presente che fanno di “Arkeo” un disco di verace world music come se ne potrebbero produrre alla gabrielliana Real World. L'uso dei suoni elettronici non è mai invasivo, non stravolge la tradizione ma la integra e la rinnova come un moderno museo che accoglie un pezzo antico riportato alla luce dopo centinaia di anni, permettendone la visione nei migliori dei modi. Tra i pezzi che compongono l'album spiccano le melodie arabeggianti e struggenti di "Les enfant de Giza", la mediterranea "Karalarasi", omaggi ai combattivi Inti-Illimani o al De André di "Creuza de mar" e ne "La ballata della Cecilia", che apre il disco, un pensiero sulla condizione femminile sottomessa da sempre al potere maschile. Il tutto declamato nel dialetto reatino o più in generale dell'Italia centrale, che è poi la lingua di chi aveva abitato quei luoghi, ma anche del popolo che in queste canzoni si ritrova. Il gruppo prosegue la tradizione di quel "Canzoniere" che conoscemmo sui "Dischi del Sole", e al rigore antropologico musicale di allora aggiungono la contaminazione sonora di oggi che proietta verso il nuovo millennio la musica del “vecchio” mondo. |
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